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Riforme costituzionali, la premier Meloni ha aperto il cantiere

11-5-2023 • Adnkronos [ Italia ]

Nel primo giro di incontri con le forze politiche pesano i ‘no’, le aperture e le pregiudiziali dell’opposizione

La premier Giorgia Meloni l'ha chiarito alla vigilia: le riforme costituzionali si faranno con o senza l'opposizione. Condivisione laddove possibile, ma la determinazione a fare cio' che va fatto. Questa premessa è stata ribadita anche al primo giro di tavolo con le forze politiche, parlando della necessità di contrastare l'instabilità. Le risposte che sono arrivate dall' opposizione sono varie: ci sono i 'no', le aperture e le pregiudiziali. Elly Schlein, per il Partito Democratico, chiede un confronto vero e non un percorso già indirizzato. "Se l'obiettivo è quello di rafforzare l'efficienza delle istituzioni, la stabilità e anche la rappresentanza, perché per noi queste due cose devono andare insieme, rafforzamento della stabilità e della rappresentanza, noi chiaramente non ci sottraiamo al confronto. Esamineremo le proposte nel merito, senza pregiudizi, sicuramente ciò che va nella direzione di migliorare la rappresentanza e migliorare la stabilità, lo guarderemo con attenzione. Ciò invece che non vogliamo e a cui non ci prestiamo è l'indebolimento dei pesi e dei contrappesi previsti dalla Costituzione. Così come non è in discussione, per noi non si tocca, l'istituzione presidente della Repubblica, che è quella che anche nella storia recente del nostro Paese ha dimostrato la maggiore efficacia, a garanzia di stabilità anche nei momenti più difficili, e a garanzia anche di credibilità internazionale dell'Italia". Il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, apre a una commissione ad hoc per affrontare il tema, ma dice no alle riforme a colpi di maggioranza. "Abbiamo condiviso una diagnosi su alcune criticità del nostro sistema. Noi riconosciamo queste criticità a partire dal problema della instabilità degli esecutivi. Siamo assolutamente consapevoli che questo è un problema che dovremmo risolvere, come è un problema anche quello di garantire al Parlamento un percorso più funzionale. Il tema è che, almeno da questo primo incontro, non è venuta fuori una condivisione invece delle soluzioni. Noi siamo quindi per soluzioni senz'altro che garantiscano una maggiore stabilità e siamo disponibili anche a un rafforzamento dei poteri del premier, delle autorità di governo, ma in un quadro che si conservi complessivamente equilibrato. Cosa significa? Un quadro che non mortifichi il modello parlamentare, la funzione parlamentare che è molto utile per garantire inclusività e favorire la composizione dei conflitti. E poi che non mortifichi neppure, e questo ci sta molto a cuore, la funzione del presidente della Repubblica che nel nostro ordinamento ha una posizione di garanzia". Carlo Calenda è favorevole al 'Sindaco d'Italia' e offre la collaborazione di Azione. "Dico subito che siamo disponibili a collaborare, siamo disponibili a collaborare per l'ovvia ragione che, come è noto, anche noi abbiamo provato a fare un percorso di riforma. Non solo, ma condividiamo l'esigenza di avere maggiore stabilità dei governi. Condividiamo l'esigenza di avere una maggiore efficienza dell'apparato complessivo dello Stato, che non è solo il governo centrale, ma è anche le autorità locali. Per questa ragione abbiamo cercato di definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile. Per noi c'è una linea rossa assoluta che è la figura di garanzia, unità nazionale, garanzie sulla Costituzione del presidente della Repubblica. Il presidente della Repubblica in un Paese diviso su tutto è l'unica istituzione che veramente garantisce unità. Andarla a toccare e politicizzare secondo noi è un errore, sarebbe un errore molto, molto grave. Per noi questa è veramente una linea rossa. Abbiamo detto come da programma elettorale che noi viceversa siamo favorevoli all'indicazione del presidente del Consiglio, in un range che va ovviamente dall'elezione, che è la proposta che abbiamo fatto con il famoso 'Sindaco d'Italia' a indicazione del presidente del Consiglio, così come avviene in altri Paesi". La sintesi la fa, al termine del giro di consultazioni, Giorgia Meloni delineando la scelta di un modello italiano. "Sulla base di questa interlocuzione e dalle posizioni che sono state espresse dai partiti dell'opposizione molto variegate tra loro, passando di delegazione in delegazione, ora cerchiamo di elaborare una nostra proposta che possa tenere in considerazione le valutazioni che sono state fatte. Mi pare che a monte vi sia una chiusura abbastanza trasversale, più netta su sistemi di modello presidenziale o semi presidenziale e che invece la valutazione sia più variegata nell'ipotesi di un'elezione diretta del presidente del Consiglio. Noi, come abbiamo sempre detto, non siamo innamorati di un sistema specifico. Ci sono tanti sistemi che possono essere presi a esempio nelle altre democrazie e c'è anche la possibilità di immaginare un modello che sia un modello italiano".